L’armata delle tenebre (1992)

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Allora idioti primitivi, sturatevi le orecchie. Vedete questo?
Questo è il mio Bastone di Tuono. È un Remington a doppia canna, calibro 12,
il migliore del mio supermercato.
Lo si trova nel reparto caccia e attrezzi sportivi. Questo adorabile ma terribile aggeggio
lo fanno nel Michigan, ha il calcio in noce, le canne di acciaio blu cobalto
e un grilletto sensibilissimo, proprio così. Magazzini S-mart, i migliori d’America

Nel panorama del cinema horror degli anni ’80 e ’90, pochi film possono vantare lo status di cult come L’armata delle tenebre, terzo capitolo della saga Evil Dead firmata da Sam Raimi. Dopo le atmosfere claustrofobiche e demoniache de La casa (1981) e La casa 2 (1987), Raimi cambia tono e ambientazione: il terzo episodio è un folle salto nel tempo, una commedia horror medievale che mischia fantasy e splatter con uno stile unico e inimitabile.

Definire il genere di L’armata delle tenebre è quasi impossibile. È un film che rifiuta le etichette: un B-movie consapevole che gioca con i cliché e riesce a far convivere l’horror con il grottesco più spinto e l’umorismo da cartone animato. La comicità fisica si sposa con il sangue a fiotti e le battaglie in stile Il signore degli anelli versione demenziale.

Il film si apre riprendendo il finale de La casa 2 (1987): Ash Williams (Bruce Campbell), impiegato in un supermercato, viene risucchiato in un vortice temporale causato dal Necronomicon, il famigerato libro dei morti. Si ritrova catapultato nel 1300 d.C., in un’epoca medievale segnata da guerre, superstizione e creature demoniache.

Ash viene inizialmente scambiato per un nemico e catturato da un signore feudale. Solo dopo aver ucciso una creatura mostruosa in un pozzo viene riconosciuto come l’Eletto, un uomo venuto dal cielo destinato a salvare il regno dalle forze oscure. Qui comincia la sua parabola eroico-comica: da prigioniero a salvatore riluttante.

Il saggio del villaggio informa Ash che l’unico modo per tornare al suo tempo è recuperare il Necronomicon da un cimitero lontano. Prima di partire, Ash riceve l’ordine di pronunciare correttamente una formula magica: Klaatu Verata Nikto (“Klaatu Barada Nikto” citazione da Il giorno in cui la Terra si fermò, 1951).

Ash, però, si dimostra nuovamente incapace: dimentica la formula e la pronuncia male. Questo errore risveglia l’Armata delle Tenebre, un esercito di scheletri comandati da un suo doppio malvagio, generato dallo stesso Necronomicon. L’incompetenza dell’eroe scatena così il caos, portando a una guerra tra gli umani e i morti viventi.

La parte finale del film è un epico scontro nel castello. Ash, ormai accettato come eroe, nonostante la sua continua goffaggine, guida la resistenza contro l’armata scheletrica. Costruisce armi, organizza le difese, e affronta il suo doppio malvagio in un duello all’ultimo sangue. La battaglia, visivamente spettacolare e ironicamente eroica, è una delle sequenze più memorabili del cinema fantasy anni ’90.

Ci sono due finali alternativi:

  1. Finale cinematografico (USA): Ash torna al presente, racconta le sue avventure al collega del supermercato e affronta un’ultima creatura demoniaca tra gli scaffali, chiudendo con il celebre: «Dammi un po’ di zucchero baby!».
  2. Finale originale di Raimi (più cupo): Ash sbaglia nuovamente una formula magica e si risveglia nel futuro post-apocalittico, da solo, in un mondo distrutto.

L’armata delle tenebre è una pellicola che diverte, sorprende e, soprattutto, si ricorda. Perfetta per chi ama il cinema che osa, che gioca con le aspettative e che mette lo spettatore davanti a qualcosa di unico.

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